Da cosa deriva quella percezione del ben amministrato
SAN SALVO | Le dichiarazioni delle ultime ore, espresse a vario titolo, mi consentono delle riflessioni. Parto dalla nota di Silvia Di Virgilio a commento delle dichiarazioni
dell’esponente di 5 Stelle Pietro Smargiassi. La Di Virgilio, a costo di beccarsi (come sta accadendo a me, nell’indifferenza della sinistra, ma tanto ho spalle larghe) i rimbrotti congiunti di Marzocchetti, Lorenzo Sabatini, Ruggieri (5 Stelle) e di Andrea Di Gioia (centrodestra), ha coraggiosamente confutato la dichiarazione secondo cui “chi vive a San Salvo la ritiene ben amministrata” (cosa che originerebbe lo stand by dei grillini alle prossime elezioni amministrative) ed ha mostrato un’altra realtà rispetto a quella raccontata di chi simpatizza per l’Amministrazione uscente.
Come è noto a chi ha la bontà di leggermi (anche quando la faccio lunga, come in questo caso), cerco spesso di capire i fenomeni sociali. Oggi, mi chiedo: perché si dice che “chi vive a San Salvo la ritiene ben amministrata” ? Elencherò una serie di motivi per i quali è passata o sta passando nell’immaginario collettivo questa convinzione, certificata anche da un consigliere “terzo dai partiti tradizionali” come Pietro Smargiassi.
1) L’ Amministrazione uscente non ha fatto tantissime opere, ma quelle che ha fatto le ha fatte andando sul sicuro. Infatti, sia gli interventi di ristrutturazione del Comune che della scuola media sono stati fatti, ricalcando le opere precedenti. La qual cosa ha impedito le critiche, come – per esempio- era accaduto nel caso della fontana totalmente innovativa rispetto alla precedente;
2) L’ Amministrazione uscente non ha fatto il Piano regolatore generale, cosa che le ha impedito di programmare interventi 1 a 5 come quelli di Via Duca degli Abruzzi o Via Madonna delle Grazie, criticate negli anni del centrosinistra;
3) L’ Amministrazione uscente ha fatto un gradevole intervento di manutenzione attorno al teatro, ma si è ben guardata dal completarne l’interno, cosa che suscita in chi vede sentimenti non positivi per un’incompiuta;
4) L’ Amministrazione uscente, sempre per andare sul sicuro, ha operato pochissimi cambiamenti nelle politiche sociali, nonostante le avesse contestate quando era all’opposizione; lo stesso dicasi per il commercio ambulante al mare, per gli incarichi dirigenziali e per la raccolta dei rifiuti, tenendosi per cinque anni la ditta incaricata (con appalto) da Marchese e defenestrandola solo oggi;
5) L’ Amministrazione uscente ha visto nascere e consolidarsi nel suo quinquennio solo due grossi collettivi (l’ Università delle tre età e il gruppo delle Notti bianche e rosa), ma nel contempo è riuscita ad avere rapporti sostanzialmente cordiali con tutti gli altri collettivi, che giustamente si erano rapportati istituzionalmente con il centrosinistra ed altrettanto hanno fatto col centrodestra;
6) Le Amministrazioni precedenti di opere pubbliche ne avevano fatte tantissime, ma hanno lasciato che la gente se ne scordasse. Solo Marchese, nell’ultima campagna elettorale, si fece un giro con me e la mia telecamera, per evidenziarle. Non so neanche dove sia finito quel video, ma averlo ignorato è come se il popolo di centrosinistra avesse rimosso l’orgoglio delle cose fatte;
7) Le Amministrazioni precedenti di piani regolatori e varianti ne aveva fatti più di uno, incappando in qualche errore. Ma aver smesso di parlarne ha fatto scordare anche le positività come il vincente e vigente piano spiaggia, il porto, la zona Icea, ecc…;
8) Teatro, cultura, manifestazioni importanti hanno mostrato la vera discontinuità tra le ultime ere politiche, anche se all’ Assessorato è stato posto un serio professore di storia con un passato di sinistra, che non solo non ha imbarazzato la destra, ma è stato un valore aggiunto;
9) Sulla lotta alle povertà e sui sistemi di tutela sociale (che sono la vera mission del centrosinistra, come certificato nell’ultima lettera dal segretario del Pd) si è lasciato che la destra gestisse l’eredità della sinistra, peraltro con gli stessi collaboratori precedenti, a cui sono state conferite deleghe “controllate”, anche ad assumere i poveri delle borse lavoro;
10) Tutti i collettivi (dalla prima cantina sociale negli anni ‘ 50 fino alle organizzazioni di massa ed all’ Associazione Atlantide) portano la firma di fondatori di sinistra o dell’ area cattolica, ma pure su questo c’è oramai una timidezza, quasi come se San Salvo fosse nata nel 2012.
In questo decalogo, le prime cinque considerazioni sono le linee guida della destra e le altre quelle della sinistra. Come si noterà, nelle prime c’è l’ entusiasmo di uno schieramento che giunge al potere e quindi ha voglia di mantenerlo, gestendolo con prudenza ed orgoglio. Nelle ultime cinque c’è la timidezza di uno schieramento sconfitto per incomprensioni interne, che, invece, ha bisogno di ritrovare l’orgoglio perduto. Il combinato disposto tra il prudente orgoglio della destra e l’orgoglio smarrito della sinistra ha determinato quel “chi vive a San Salvo dice che è ben amministrata”. Se la sinistra vuole tornare a vincere deve avere lo stesso atteggiamento di Silvia Di Virgilio, che lucidamente ci ricorda come sulla sicurezza (furti, incendi, rapine, droga) San Salvo non è certo migliorata. Eppure non se ne parla. Del resto chi governa non parla di ciò non va. Dovrebbero farlo gli sfidanti, che – come dice la stessa Silvia – sono impegnati al tavolo delle scelte. E’ auspicabile che tale tavolo, a breve, produca uno/a che, conoscitore/trice ed orgoglioso/a della propria storia, sappia contaminare i suoi partner per un futuro più radioso e sicuro.
Orazio Di Stefano