Editoriali

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Dopo lo scoop di Dolce, i retroscena di Ods

SAN SALVO  |  E’ il tardo pomeriggio di mercoledì 15 marzo. I social impazzano sull’ultima (paradossale) notizia di cronaca che riguarda la Chiesa di San Nicola, appena chiusa con un ordinanza del sindaco.

E San Salvo democratica sta per costruire un’altra (notizia) che riguarda le prossime elezioni comunali, che pure è destinata a rimbalzare in città con effetti virali (come si dice oggi).

Alla conferenza stampa del sabato precedente, Silvio Paolucci e Camillo D’ Alessandro erano venuti per ufficializzare la candidatura a sindaco di Gennaro Luciano. Col segretario del Pd, erano saliti a tre i leader: Tiziana Magnacca, Osvaldo Menna e Gennaro Luciano, rispettivamente per il centrodestra, le civiche di San Salvo Lavora e il Partito democratico. Mancava quello chiamato a guidare la coalizione che avevano giornalisticamente chiamato Triplice, composta da Ssd, Psi e Centristi di Fabio Travaglini. Per capirci il raggruppamento che aveva proposto al centrosinistra la candidatura terza di Pasqualino Onofrillo. Dopo la doccia fredda della bocciatura di quest’ultimo, i socialisti avevano rinunciato a proporre un loro esponente e chiesto a Ssd e centristi di individuare un altro candidato. Anche i centristi avevano fatto altrettanto, con un gesto di rinuncia altamente generoso di Fabio Travaglini (il cui nome pure era circolato insistentemente). Il leader dei centristi mai avrebbe potuto far pensare di aver dato le dimissioni dalla Regione per ottenere una candidatura, per quanto prestigiosa. Doveva essere dunque Ssd a proporre un nome giusto e condiviso. Per questo era stata convocata per la sera del 15 la riunione plenaria al Ristorante Italia, dove però c’era tra i commensali del sindaco Magnacca. Sarebbe stato quanto meno improvvido decidere il candidato da contrapporle nello stesso locale dove lei è andata a mangiare, per cui veloce giro di telefonate ed sms per dirottare i convocati in una casa lì vicino. La città, i giornalisti e le stesse forze politiche sono da giorni in attesa di conoscere il nome del candidato che rappresenta i non allineati al Pd ed alla Magnacca. San Salvo democratica ne è consapevole e, per questo, decide all’ unanimità.

In una città sgomenta, dove le Chiese chiudono e le campagne elettorali si aprono, viene chiesto ad Angelo Angelucci di candidarsi a guidare una coalizione distinta e distante dalla destra e dal Pd. Una coalizione che non è politica (come sono la destra ed il Pd). Ma che non è neanche civica o solo civica, come è San Salvo lavora. La coalizione che guiderà Angelucci è politica e civica insieme, perché ci sono militanti politici, ma anche donne ed uomini “civici”, che l’ultima volta aderirono ad un laboratorio civico in dissenso dal loro partito e l’hanno portato avanti per cinque anni, nonostante li si volesse fagocitare, come accaduto ad esponenti che ora stanno promuovendo liste di affiancamento al Pd. E lo stesso candidato designato non è un politico, anche se ha fatto negli ultimi cinque anni il consigliere comunale.

Angelucci in aula ha discretamente affiancato due “mostri sacri” del suo gruppo (Marchese e Di Stefano), ma si è anche ritagliato degli spazi, che lo hanno fatto apprezzare anche dalla maggioranza, soprattutto quando, con estrema competenza, ha parlato di tributi, tassazioni, vessazioni e selezioni per redditi. E’ un operaio della Denso, che da qualche anno fa il sindacalista a tempo pieno nella sede della Cisl, lavorando ben più delle otto ore che farebbe in fabbrica. Egli, dietro la sua scrivania o per meglio dire dietro il suo computer, accoglie colleghi e disoccupati, immigrati e sfruttati vari, che vanno lì per presentare la denuncia dei redditi, per fare un ricorso che non potrebbero fare da un professionista privato, per fare una vertenza di lavoro, per farsi scrivere un contratto d’affitto o per andare in pensione. Molto spesso solo per farsi ascoltare e rincuorare dalle ansie di non trovare lavoro e di finire disoccupati.

Angelucci è un sindacalista, ma non è un operaista. Dice spesso: “Mi metto anche dalla parte degli imprenditori e verifico sempre ciò che mi viene raccontato dai dipendenti”. Del resto, lui stesso viene da una famiglia di piccoli imprenditori, titolari di un ristorante, dove lavorano la mamma, la moglie e la sorella. Cattolico, umile, lavoratore instancabile, padre di due figli (il primo dei quali si è appena laureato), il candidato della coalizione non allineata farà quel che deve. E chiederà il consenso per governare senza spropositi, senza arroganze, senza intemperanze, con moderatezza, rispettando e chiedendo rispetto.

Alle ultime elezioni facemmo un articolo (titolato “la classe operaia va in Paradiso”) per registrare l’elezione di tre operai in Consiglio comunale (Tony Faga, Vincenzo Ialacci e lo stesso Angelucci) ed il successo di due operai - sindacalisti (nel Psi e in Sel). Ora uno di loro guida una coalizione, ambisce ad arrivare al ballottaggio per giocarsi la partita e provare a diventare sindaco (difficilmente gli sentiremo dire che vincerà al primo turno). Ma mai dire mai. La vita ha consentito ad Angelo Angelucci di entrare operaio in Marelli e diventare sindacalista, anzi operatore sindacale, con un ufficio molto frequentato. Il lavoro gli ha consentito di aiutare la famiglia a trasformare un bar periferico in un avviato ristorante. La passione sociale lo ha portato nella massima assise civica ed ora è candidato alla carica di sindaco. Con serenità farà anche questa battaglia e i sansalvesi sapranno apprezzarlo.

Ods