Caro Giovannino, stavolta non sono d'accordo con te
Dopo il mio penultimo editoriale con cui ipotizzavo la sospensione della feste delle sagne (col titolo provocatorio che almeno è servito ad attirare l’attenzione e a far sorgere una viva discussione) è intervenuto anche l’assessore
alla cultura, suscitando notevole attenzione ed interesse. E ciò lo dico a ragion veduta, poiché ho i dati delle visualizzazioni. Se migliaia di persone ci hanno letto probabilmente lo si deve alla pregnanza dei nostri commenti e segnatamente all’autorevolezza dell’assessore Giovanni Artese, che continuo a chiamare semplicemente Giovannino, in virtù della stima che mi lega alla sua persona. Ma benché abbia apprezzato che sia coraggiosamente intervenuto sulle risse nel giorno delle sagne, devo però esprimere un profondo quanto franco dissenso su una sua considerazione, che peraltro mi pare in contraddizione con un’altra parte del suo commento.
Scrive l’assessore: “La condivisione del cibo, da parte di una comunità di origine contadina, custode dei valori della laboriosità, dell’onestà e della solidarietà (accoglienza) ma oggi molto cambiata, terziarizzata e aperta al mondo globale, riafferma e rinnova i legami comunitari e consente di mantenere un legame con il passato, nella sua complessità e nella sua valenza storico-culturale. Legami che, se coltivati, permettono di affrontare il difficile futuro che ci aspetta con maggiore consapevolezza e coraggio”. Dunque, da quanto leggo, Giovannino considera positivo ciò che sintetizza appropriatamente col termine “accoglienza”. Subito dopo, però, dice: “ Il significativo turnover di popolazione prodotto annualmente dal processo di emigrazione-immigrazione fa sì che l’identità sansalvese (o salvanese per meglio dire) sia aggredita da ogni parte e fatichi molto a integrare le diversità etnico-culturali in tempi accettabili. E’ peraltro noto che l’integrazione è un fenomeno complesso e costoso, che ha bisogno di tempi medi, se non lunghi per conseguire risultati. Chi in passato ha pensato soltanto ad “accogliere”, senza porsi adeguatamente il problema delle energie e dei costi dell’integrazione, ha commesso un grosso errore. E oggi ne percepiamo gli effetti. Chi ancora continua a dire semplicemente che l’accoglienza è un dovere di tutti, senza porsi il problema dei tempi e dei costi dell’integrazione, senza dare esempi concreti in tal senso ma delegando tutte le responsabilità alle pubbliche istituzioni commette ancora un errore, peggio se accusa di razzismo o di egoismo quanti vogliono un’impostazione diversa e più responsabile delle politiche dell’accoglienza”.
Leggo nei due concetti sopra riportati una certa contraddizione. Da un lato l’accoglienza viene vista come migliore possibilità per affrontare il futuro (poiché rinnova i legami comunitari) e dall’altro si rimprovera “chi in passato ha pensato soltanto ad accogliere, senza porsi adeguatamente il problema delle energie e dei costi dell’integrazione, poiché – sempre a detta di Giovannino – avrebbe commesso un grosso errore”. Ma se accogliere va bene per il futuro, perché si sarebbe commesso l’errore di accogliere in passato ?
Ricordo che tale accoglienza è stata una costante e trasversale linea politico-amministrativa iniziata dalla Dc (allorquando l’illustre omonimo dell’assessore, l’onorevole Lillino, diceva “alla Marina vanno fatti i palazzi per dare le case agli operai in arrivo a San Salvo”) e proseguita con l’ultimo Marchese (il cui ufficio stampa emetteva comunicati di soddisfazione per la crescita demografica annuale). Per la verità la stessa prima Amministrazione di destra (di cui lo stesso Giovannino ha fatto e fa parte) non ha messo in discussione questa linea. E’ una novità, dunque, la considerazione del mio amico, che addirittura si chiude con un esplicito riferimento a quanti “vogliono un’impostazione diversa e più responsabile delle politiche dell’accoglienza”. Che vuol dire questo ? Che San Salvo deve fermarsi a venti mila abitanti ? Se così si volesse da parte dell’ Amministrazione uscente è proprio il caso di aprire un dibattito in merito, quanto meno perché potrebbe determinarsi l’inversione di una tendenza cinquantennale di crescita demografica, coi servizi che ciò comporta. Invero, le scuole sansalvesi sono attrezzate per accogliere “etnie” diverse, il Comune per erogare servizi nei quartieri in espansione, la comunità intera per integrare, cosa che facciamo appunto da mezzo secolo...a meno che non si pensi che gli episodi di insicurezza siano dovuti a cattiva integrazione sociale.
Ho sempre condiviso le idee e le azioni di Giovannino Artese, considerandolo un uomo lungimirante e generoso, tanto che il mio ultimo libro di politica l’ho aperto con una sua considerazione storica sul nostro tessuto democratico, determinato dall’ aver avuto un’abbazia e non una fortezza ed un castello medioevale. Mi sorprenderei a saperlo tra coloro che vogliono chiudere le porte di una cittadina accogliente ed aperta alla circolazione delle idee, di cui lui stesso è stato fulgido esempio, quando, per esempio, consentì a me giovincello di quindici anni di scrivere il mio primo articolo su “Collage”. Giovannino, ci sono dei problemi di sicurezza a San Salvo, ma, per favore, non pensare anche tu che si risolvano chiudendoci a riccio…
Con immutata amicizia
Orazio