SAN SALVO | Un giovane collega, giorni fa, mi ha detto: “Oh, ma in questa campagna elettorale, i tuoi editoriali ?”, intendendo che avrei scritto poco. In realtà, ho scritto meno, ma non poco. Meno delle due volte procedenti,
in cui avevo fatto le cronache degli eventi elettorali. Ma, stavolta e non tanto per questioni soggettive, quanto per averlo nettamente avvertito, non c’era bisogno di cronaca elettorale: validi professionisti della comunicazione giornalistica ed artistica hanno coadiuvato le coalizioni, fotografi dinamici hanno immortalato tutti gli eventi (dai comizi di piazza a quelli di quartiere), smartphone di ultima generazione hanno ripreso e diffuso in streaming quasi tutti comizi, sono stati fatti i comunicati stampa di ogni iniziativa. Quindi foto, discorsi e comunicati sono finiti in rete e visti da migliaia di persone. C’era bisogno, nella prima campagna elettorale social della storia sansalvese, di una cronaca alla Nando Martellini ? Penso di no e per questo non l’ho fatta, ma ho intervistato una ventina di candidati di tutti gli schieramenti tra cui tre sindaci designati,. In maggioranza i miei intervistati sono stati di Sdd e Più San Salvo, ma non per preferenza personale, quanto per richiesta di molti di quei candidati, che hanno mostrato preparazione e voglia di partecipazione. Non ho fatto il cronista, ma ho personalmente partecipato a molti eventi ed altri li ho visti on line. Per cui mi posso dire quale mi sembra la vera posta in palio di queste elezioni.
Da esse uscirà il sindaco di San Salvo, la sua Giunta ed il Consiglio comunale, non c’è dubbio. Ma dal risultato di domenica prossima e da quello dell’ eventuale secondo turno dipenderanno le eventuali carriere di taluni e soprattutto si (ri)disegneranno gli equilibri politici per il prossimo quindicennio.
Se dovesse rivincere Tiziana Magnacca, potrà decidere se fare il sindaco per cinque anni o se candidarsi alle politiche che ci saranno al massimo fra un anno. In caso di vittoria potrebbe contare sul consenso del popolo di destra nel comprensorio, i cui leader sono venuti a manifestarle stima in vari appuntamenti elettorali e la città la sosterrebbe come ha sostenuto i deputati precedenti (Artese e Mariotti), entrambi trainati da ampie vittorie amministrative. Nel contempo un eventuale consenso plebiscitario su Tonino Marcello sarebbe la vera investitura per la sua candidatura a sindaco fra un anno o fra cinque. Anche se dovesse essere superato da Spadano, quest’ultimo non insidierà le sue aspirazioni, perché è noto che l’attuale presidente del Consiglio comunale ha fatto il consigliere provinciale e regionale, ma non ha mai voluto candidarsi a sindaco. Quindi avremmo Tonino Marcello come “Dopo Magnacca” a livello comunale.
Se dovesse vincere Osvaldo Menna, ha già detto che farà il sindaco per cinque anni, quindi la sua sarà eventualmente una parentesi amministrativa (e non politica) a corollario di un percorso, che lo ha portato già alla Provincia, anche se, nella politica, mai dire mai…
Discorso totalmente diverso a sinistra, per la quale il risultato elettorale e, soprattutto, ciò che accadrà al secondo turno di ballottaggio (se ci sarà) determineranno carriere personali ed equilibri. Con l’uscita di scena di Mariotti, Marchese, Di Stefano e Sannino il testimone passa ad altri. O sarà sindaco Angelucci o Luciano, coloro che potrebbero aspirare alle leadership del centrosinistra sono Fabio Travaglini ed Antonio Boschetti, a cui il rispettivo risultato servirà anche per misurare la reale forza elettorale a livello locale. Ma nessuno dei due può pensare di fare un salto del genere avendo rappresentanza di metà o meno della metà del centrosinistra o peggio con l’ostilità dell’altra parte dello schieramento. La storia insegna che gli ex deputati Lillino Artese e Arnaldo Mariotti erano apprezzati anche dagli avversari di base, ma soprattutto che nel resto del territorio non avevano odi fratricidi. Anche col sistema proporzionale (con o senza sbarramento) quando si rappresenta (solo) il 25% circa dell’elettorato o si trova l’accordo con l’altro 25% oppure ci si ferma a Piazza Papa Giovanni. Le gradi carriere (se si aspira ad esse) non vengono perché si prendono cento voti in più o in meno del competitor interno, ma perché si è capace di fare squadra. La vera posta in palio di questa campagna elettorale sarà la dimostrazione della capacità di sintesi a sinistra, un problema che non hanno né la Magnacca e né Menna, leader delle rispettive coalizioni…almeno per adesso.
Ods