Lo stereotipo con cui, quando eravamo piccoli scolari, ci veniva indicato l’autunno era che fosse la stagione della caduta delle foglie. In natura, in realtà, è così: la flora e la fauna si preparano al lungo sonno invernale. Eppure, almeno in politica,
l’autunno più che la stagione del pre-riposo è la stagione della ripresa. Riprendono le attività parlamentari fermate dalla pausa estiva, riprendono le attività sindacali dopo le ferie degli operai (non a caso si parlò di autunno caldo), riprende il lavoro istituzionale ed è come se il primo settembre fosse il vero capodanno. Quest’anno, peraltro, ci sarà anche un autunno elettorale dovuto alle elezioni del Parlamento siciliano, che – come quelle milanesi- nella storia elettorale hanno quasi sempre anticipato le scelte nazionali. Non è certo, ma è probabile che chi vincerà a Palermo, poi vincerà a Roma, anche se è altrettanto probabile che – in puro stile italico – vinceranno tutti o, piuttosto, non vincerà nessuno. Con il sistema elettorale vigente (che in fondo è un puro proporzionale puro) nessuno dei partiti e/o delle coalizioni prenderà la maggioranza (nemmeno in uno solo dei due rami del Parlamento italiano, come accaduto nel 2013). Per cui ci sarà un governo di coalizione. Se M5S sarà di gran lunga il partito di maggioranza relativa avrà l’incarico di formare il Governo e forse anche il presidente del Consiglio dei ministri ove questi saprà comporre un governo tecnico-di coalizione. Se M5S non sarà il partito di maggioranza relativa o se lo sarà per poco, il presidente del Consiglio dei ministri sarà un tecnico o un politico capace di unire destra e sinistra, per intenderci col profilo alla Gentiloni o alla Minniti o alla Calenda. E’ infatti molto probabile che Renzi, per il combinato disposto del risultato elettorale (che non sarà quello delle ultime europee) e della suddetta legge elettorale (che lui non è riuscito a cambiare), non guiderà il Governo nella prossima legislatura. Così come la leadership politica di De Gasperi fu sepolta da Pella, quella di De Mita da Andreotti VI, quella di Craxi da Amato I e quella di Berlusconi da Monti, la leadership politica di Matteo Renzi sarà definitivamente sepolta da chiunque sarà il prossimo presidente del Consiglio. Il quale determinerà un processo a cui da noi siamo abituati: molti amici di Renzi gli diventeranno nemici ed i nemici tali gli resteranno. Dopo di che dell’attuale segretario del Pd si potrà dire esattamente ciò che si disse di Di Pietro e Segni: aveva un biglietto della lotteria e, purtroppo, l’ha perso. Ma perché il renzismo cadrà… al più tardi a primavera, sia pure come una flebile fogli autunnale ? Perché il segretario del Pd ha fatto come Craxi, il quale seppe registrare tutto perfettamente, tranne il referendum sulla preferenza unica nel ’91 (la qual cosa lo avviò al tramonto politico). Allo stesso modo, Renzi ha saputo registrare bene il pareggio di Bersani, conquistare la Ditta, far eleggere Mattarella (anche inimicandosi Berlusconi), ma non ha capito il risultato delle regionali emiliano romagnole. Se nella Regione rossa per antonomasia vota meno della metà dell’elettorato significa che gli elettori di sinistra ti stanno abbandonando, astenendosi. Significa che cominci ad essere ostile all’elettorato di sinistra. Per cui o agganci a destra o ti avvii ad un inesorabile declino politico. Infatti dopo di allora, Renzi ha perso tutte le elezioni e soprattutto il referendum istituzionale. Perché la sinistra non vota Renzi ? Perché il renzismo non è apparso come una cosa di sinistra, poi, magari, in molti casi, lo è stato. Ma certamente non è apparso come tale. Quello di sinistra non è un elettorato che accontenti con un posticino di lavoro e che non freghi facilmente. Viene da anni ed anni di conventio ad escludendum e perciò pretende che tu sia serio, non racconti frottole, stia dalla parte dei più deboli (del resto alla fine dell’ottocento la sinistra nasce per il riscatto dei più deboli). Se ti sgama che lo vuoi fottere, perché predichi bene e razzoli male non ti vota. Anzi, prima non votava, adesso ha addirittura imparato a votare per dispetto direttamente all’avversario, come è accaduto dalle nostre parti. Ciò detto, torniamo al titolo: in autunno cadono le foglie. E tra le prime foglie che si staccheranno dall’albero della politica ci sarà quella renziana…
Ods