Editoriali

meccanismo inceppato

Il meccanismo inceppato

In queste ore stanno tornando attuali le discussioni sulle regole con cui si selezionano i nostri rappresentanti. I nostri editoriali, che, come è noto, sono soliti cercare di capire l’origine dei fenomeni sociali non si sottraggono a questa discussione.

Partiamo da un assunto: il vero metodo democratico è quello di far scegliere i candidati dai membri del partito cui appartengono: da tutti i membri ed in modo collegiale. Nel senso che un militante, simpatizzante o anche “indipendente” dà la sua disponibilità e viene proposto all’organismo corrispondente (direttivo sezionale per la lista comunale, provinciale per la Provincia, regionale per la Regione, nazionale per il Parlamento). I membri dell’organismo valutano i requisiti (attaccamento al partito ed impegno profuso nel sociale o nel partito stesso) e decidono se proporre o meno il soggetto all’elettorato. Questa è la procedura in uso in tutti gli organismi: dalla bocciofila all’ ordine dei medici. In caso di elezioni degli organismi superiori, il livello più basso (sulla base di una o più proposte di candidature) vota il delegato, che va al congresso in rappresentanza del livello territoriale che lo ha espresso. Così si faceva fino al 1994 anche nei partiti politici. Ad un certo punto il meccanismo si è inceppato.

Si è cominciato a dire che il metodo democratico proporzionale non andava bene e che quindi bisognava eleggere direttamente il sindaco e il presidente della Provincia e poi della Regione oppure che bisognava abolire le liste e scegliere uno solo nel collegio (metodo uninominale). Questa propensione al leaderismo, poco usata in terra italica, si è poi coniugata con la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi, che ha proprio abolito gli organismi in cui eleggere, scegliere, selezionare dal basso i candidati. Ed il metodo “ademocratico” è diventato prassi corrente in tutti i partiti, sancito dall’iscrizione del nome sul simbolo e poi dal Porcellum (nomina dei parlamentare con l’assoluta espropriazione delle preferenze). Le primarie inizialmente furono una risposta al metodo verticistico, ma successivamente sono diventate l’esagerazione contraria, perché il segretario di un partito lo dovrebbero eleggere i membri di quel partito e non anche chi gli vota contro. Lo stesso dicasi per il candidato a qualsiasi carica. Poi le irruzioni di avversari nel “tentativo” (a volte riuscito) di determinare il leader di un’altra forza hanno svilito le primarie. Il risultato è che oggi i candidati non sono più eletti dalle rispettive basi, ma nominati dai cosiddetti cerchi magici regionali o nazionali di (quasi) tutti i partiti.

L’unica eccezione è costituta dalle 5 Stelle, che fanno votare i propri iscritti, ma in modo virtuale, cioè su una piattaforma digitale. La procedura ha qualche controindicazione, anzitutto sul piano tecnico, perché è evidente che l’accesso contemporaneo di migliaia di persone a qualunque sito provoca blocchi e problemi. E’ altresì chiaro che se si candidano, sempre contemporaneamente, in quindicimila per mille posti, c’è il rischio che tutti o parte dei quattordicimila esclusi possano incazzarsi. Cosa prevedevano gli obsoleti, ma saggi partiti del secolo scorso per ovviare alle  incazzature di massa ? I filtri non stavano solo ai livelli alti, ma ai tutti i livelli ed era l’ organismo competente a dire no ad una candidatura oppure a diventare sede di confronto tra candidati contrapposti. Il leader, che pure contava, poneva veti tramite le sue espressioni nell’organismo e non in prima persona, cosa che quanto meno spalmava la sua responsabilità  personale sugli altri membri della sua componente. Prima o poi anche M5S, nato col vaffa contro i partiti verticisti, capirà che la degenerazione che combatte è generata dalla mancanza di contrappesi (che esclude le minoranze interne da qualsiasi legittimazione e potere di controllo interno) e che se vuole costruire davvero uno Stato democratico deve dotarsi di un partito democratico, con organismi reali, collegiali e voti liberi e responsabili…come succede alla bocciofila e come era nei partiti prima del 1994.

                                                                                                                                 Ods