La pessima abitudine azzurra di cui e’ vittima Tiziana
Il primo ad esprimere l’amarezza per le decisioni prese all’ultim’ora da Forza Italia sulla candidatura del sindaco Magnaca è stato Vitale Torino. Il quale, ovviamente su facebook (dove oggi passano le opinioni e le notizie politiche), ha dato voce all’amarezza
del popolo della destra locale. Un popolo, che, pur avendo avuto Nicola Carlesi (deputato di collegio, in quota Alleanza nazionale, dal 1996 al 2001), era certo di poter mandare al Parlamento il sindaco di San Salvo, peraltro senza che questi si dimettesse da primo cittadino. E che il salto fosse possibile, oltre che meritato, al popolo della destra o comunque ai simpatizzanti della Magnacca, lo raccontavano (e raccontano) due fatti. Lillino Artese ed Arnaldo Mariotti, illustri predecessori del primo cittadino in carica, sono stati candidati proprio perché avevano riconquistato il Comune in situazioni difficili. Il primo nel ’77 era tornato sindaco dopo il pareggio del 10 a 10 ed il secondo nel ’98 era riuscito a battere un agguerrito centrodestra, che aveva unitariamente presentato Altieri. Ma se la Dc ed il centrosinistra avevano candidato i sindaci Artese e Mariotti, i sansalvesi avevano potuti votarli e sceglierli tra altri candidati al Parlamento. Stavolta purtroppo i sansalvesi (che pure vogliono contribuire a mandare il proprio sindaco a Roma, dopo il successo amministrativo) non potranno fare ciò nel ’79 fecero con Artese e nel 2001 con Mariotti. Per due motivi. Primo: diversamente dalle due circostanze sopra ricordate, la legge elettorale vigente (approvata dal Pd, da Forza Italia e dalla Lega) non consente di votare direttamente la Magnacca. O meglio, possiamo anche votarla il sindaco, ma poi il nostro voto servirà (o potrebbe servire) ad eleggere chi è stato messo nella lista prima di lei e cioè tale Gianfranco Rotondi, democristiano di lungo corso, che forse da queste parti non ci è mai venuto. Secondo: Forza Italia non è un partito organizzato e gestito democraticamente come lo erano la Dc di Artese o i Ds di Mariotti. Forza Italia è un partito verticistico, leaderistico, carismatico, dove decide il leader e cioè Berlusconi. Il quale, non potendo conoscere tutte le realtà locali, si affida a dei proconsoli, come Gianni Letta o chi sta sul territorio. Per l’ Abruzzo stavolta l’ ex Cav. si è affidato a Nazario Pagano, che certo sapeva del risultato elettorale della Magnacca (66% alle ultime comunali). Ma evidentemente ha avuto altre priorità e l’ha messa in seconda posizione alla Camera, togliendola dal Senato uninominale, dove (sempre Pagano) ha messo un altro sindaco donna: tale Antonella Di Nino di Pratola Peligna. Forza Italia fa sempre così, ha sempre fatto così. I suoi candidati vengono selezionati non per meriti, ma con la discrezione ed il potere di chi è nelle grazie di Silvio. Ovviamente gli ordini vengono dati per telefono e le liste, prima di essere depositate, cambiano in base alle chiamate dell’ultimo momento. Una volta, il delegato nel Lazio non riuscì a presentare la lista azzurra alla Regione, impegnato com’era a togliere e mettere i candidati via cavo. Per esempio nel 2008 Eugenio Spadano fu fatto scivolare di una posizione di lista alla Camera e la cosa si rivelò determinante per la sua non elezione. L’anno dopo, sempre Spadano, nonostante le assicurazioni ricevute, fu escluso all’ultimo momento dalla lista regionale, dove trovò posto Nicola Argirò, che poi fu eletto.
In conclusione, se ben si comprende l’amarezza del popolo di centrodestra, va detto che Forza Italia funziona così dalla sua fondazione. Se tuttavia può consolare, ora la pessima abitudine azzurra si è diffusa tra tutte le forze politiche. Infatti attualmente (in presenza di una legge, che peraltro impedisce il voto di preferenza ed il voto disgiunto) quasi tutti i partiti (?) hanno i gigli magici che mettono nelle posizioni apicali i fedelissimi: mal comune, mezzo gaudio.
Ods
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