Auguri Gino, fotografo di comunità
Raccontare i primi settant'anni di Gino Bracciale non sarà breve, perché una cinquantina circa li abbiamo vissuti da juventini, ma soprattutto da amici. Ero piccolissimo quando lavorava alla Siv con mio padre, che lo aiutò ad uscirne,come era uscito dal Banco di Napoli.
Gino, è un autonomo per antonomasia. É uno che non puoi incastrare in un ufficio o in un reparto. Ha bisogno di girare, vedere, colloquiare, anzi, per dirla tutto, ha bisogno di fotografare. La macchinetta fotografica è sostanzialmente una parte di sé e (psicologicamente) del suo sé. Per poter proiettare all' esterno il suo "sé fotografico" non solo se ne era andato dalla Siv e dalla Banca (cosa al tempo giudicata pazzesca), ma aveva voluto aprire lo studio fotografico nel centro storico, il cuore pulsante della comunità. Dapprima a Via Savoia (dove nel 1971 mi fece la prima tessera dello Juventus club) e, poi, definitivamente, all' inizio di Corso Garibaldi: di fronte al Bar Roma, poi divenuto Tea Room e a pochi passi dalla Porta de la terra, prima demolita e poi ricostruita. Dove lui, invece, è rimasto sempre uguale: macchinetta a tracolla, ausiliario di polizia giudiziaria negli omicidi, suicidi, incidenti stradale, fotografo comunale di supporto a qualunque addetto stampa, si chiamasse Del Prete, Ciavatta o Cavuoti. É rimasto sempre Foto Gino Italcolor, nello stesso studio, pieno zeppo di fotografie di ogni tempo e di ogni tecnica. É rimasto sempre il fotografo della US con ogni presidente. Ma soprattutto è rimasto sempre juventino, con qualunque squadra. Certo di quella a lui coeva è stato amico personale, anche per aver saputo organizzare bellissimi Tornei di calcio locale, dedicandoli ad Armando Picchi. Ricordo quando venne a Fresa per consegnare ad un centravanti a me molto caro la coppa che non era stato possibile consegnare qui per le violenze delle opposte tifoserie. In virtù di questo credito maturato letteralmente sul campo, può chiamare ancora oggi Mariella Scirea e farci entrare negli spogliatoi bianconeri. Ma Gino non è un personaggio dedito solo alla fotografia di comunità o alla fotografia del calcio. È soprattutto un custode della memoria della società agropastorale, di cui conserva migliaia di foto che tiene gelosamente riposte in valigette con combinazione segrete. E che da tempo gli chiedo di aprire, per pubblicarle umilmente e farle commentate al sottoscritto. Ma lui non si decide, pur sapendo che per me sarebbe un onore fare un libro di storia fotografica insieme a colui che fotografo' da vicino Santo Giovanni Paolo. Il quale lo benedisse quel 19 marzo di venticinque anni fa, senza sapere di trovarsi di fronte Pele', il numero uno... a me molto caro, a cui faccio tanti cari auguri di buon compleanno, anche a nome dei suoi amici e compari di sempre. Orazio
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