Oramai tutto si gioca in rete e la rete e’ inclemente
SAN SALVO | In questi giorni, come giornalista, ho ricevuto tre inviti per altrettanti eventi politici: da Leu per una cena con Enrico Rossi a Cupello, dal Pd per un comizio tematico sull’ ospedale a Vasto e da Tiziana Magnacca per l’inaugurazione del suo Comitato elettorale
a S. Salvo. Impegni personali mi hanno impedito di partecipare, ma ho visto le foto messe on line ed ho parlato con alcuni dei presenti. Al primo evento c’erano una cinquantina di persone, al secondo un paio di centinaia e al terzo un centinaio. Non mi interessa il merito dei singoli eventi: questo non è un editoriale politico, ma una riflessione su è cambiata la comunicazione politica generatrice delle opinioni. Ciò che accomuna i tre eventi presi ad esempio è che essi si sono svolti al chiuso e quindi vi hanno partecipato militanti, dirigenti e (al massimo) simpatizzanti: tutta gente che ha già la propria idea su come votare. Molto probabilmente, i relatori avranno detto ai presenti: “Facciamo uno sforzo per convincere in questi ultimi quindici giorni di campagna elettorale gli indecisi, che sono tanti…”. Ciò perché tutti i sondaggisti rilevano ancora milioni di indecisi. I politici fanno questi appelli, perché una volta funzionavano: paradigmatiche le ultime parole di Enrico Berlinguer sul palco a Padova mentre l’ictus lo stroncava. Ma siamo sicuri che oggi i militanti riescano a fare proseliti casa per casa ? Se le persone avessero questo potere taumaturgico, i testimoni di Geova (che bussano da sempre) farebbero proseliti incredibili e invece…
Proprio mentre i tre partiti locali tenevano le iniziative sopra ricordate, Silvio Berlusconi, a Porta a porta, firmava il secondo contratto con gli italiani. Probabilmente lo ha fatto perché il primo, quello del 2001, funzionò per davvero e gli portò molti consensi. Ma oggi funzionano le promesse dei politici ? Una volta funzionavano, perché col clientelismo (utilizzo delle risorse pubbliche a fini privati e la raccomandazione per i posti di lavoro) tante famiglie venivano accontentate. Non essendo più disponibili risorse pubbliche e posti pubblici a fini privati, come si fa a credere alle promesse roboanti o personali ?
Le iniziative e le promesse elettorali non funzionano più, anche perché oggi sono i social il luogo in cui gli elettori decidono se e come votare. Si guardi la foto – notizia, diventata virale, scelta per questo editoriale: Casini, democristiano e fondatore del centrodestra italiano, che fa un comizio con le foto di Gramsci, Togliatti, Di Vittorio e Matteotti (tre comunisti ed un socialista ucciso dai fascisti) diventa nell’immaginario collettivo la dimostrazione plastica del trasformismo, primo motivo del discredito dei politici di oggi, insieme al loro guadagno facile. Peraltro, gli elettori arrivano su facebook semiconvinti del proprio voto. Essi cominciano a decidere: in un pronto soccorso, dove sono costretti a fare sei ore di fila e vengono trattati male degli infermieri esasperati; sulle strade, dove incontrano buche e cinghiali; quando vedono i giovani emigrare a Londra e Dublino; quando vengono costretti a pagare l’ Inps per i lavoratori di ieri, sapendo che domani non ci sarà pensione; quando vedono ragazzi di colore bivaccare senza far niente. Tutto questo costituisce un brutto impatto con la politica, che poi in rete, viene orientato e si perfeziona.
L ’opinione non si forma più negli eventi politici o nelle case (come una volta) e nemmeno in tv (come è accaduto per una ventina di anni dal ’94). Ma si forma e si formerà sempre più sui social, dove sono possibili interlocuzioni e feedback: una persona che non potrebbe mai andare in tv a dire ciò che pensa o che avrebbe timore a rispondere de visu ad un politico, su facebook può scrivere ciò che vuole e viene incoraggiata da chi la pensa allo stesso modo. Sta qui il successo delle 5 Stelle, che, senza avere giornali e tv e neanche radicamento territoriale, hanno il consenso di un italiano su tre: lo stesso del vecchio Pci, che aveva una sezione per ogni campanile con migliaia di funzionari, e della vecchia Dc, che distribuiva posti di lavoro a destra e a manca. Le 5 Stelle sono arrivate ad alte percentuali di voto grazie ad un sapiente utilizzo della rete. Facebook, la vera odierna piazza politica, ha fatto il resto.
Ods
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