Ora tocca ai giudici sentenziare senza attenuanti
L' efferata rapina di Lanciano ci ha portato sulle prime pagine della stampa nazionale, cartacea e televisiva. Ci capita poco di essere oggetto di tanta attenzione mediatica; ci è capitato col terremoto e in qualche altro sporadico caso. Non abbiamo una cronaca nera
ed una criminalità organizzata tali da generare grandi processi e quindi grandi servizi tv. Qualche anno fa per questo si diceva che eravamo un' isola felice. Certo, non possiamo lasciare le chiavi nelle toppe delle porte. E sono continui i furti di auto ed in casa, spesso in presenza dei residenti. Ad opera di ciò che viene definita microcriminalità di drogati e delinquenti alle prime armi. Non abbiamo in Abruzzo e Molise la criminalità organizzata, che invece opera nelle altre regioni del sud. E se non ce l' abbiamo dipende dal nostro tessuto sociale, che è ancora sano, cosa che è stata confermata anche a Lanciano. Infatti: i rapinati hanno reagito con estrema dignità e senza arringare le folle; i testimoni hanno collaborato con le forze dell' ordine senza paura e né omertà; Polizia e Carabinieri hanno risolto il caso con estrema professionalità in pochissimo tempo; la comunità rumena ha condannato l' efferatezza dei delinquenti propri connazionali; gli abruzzesi non hanno dato vita ad episodi di intolleranza verso persone dell' est che hanno saputo integrare, separando il grano dall' oglio. Ora spetta ai giudici (abruzzesi) emettere una sentenza, che coniughi il dettato costituzionale della pena rieducativa con il massimo rigore possibile richiesto dal sentimento popolare. Infatti, concedere attenuanti perché ci sono state confessioni o possibili patteggiamenti avrebbe il sapore della beffa verso la dignità dei rapinati, verso il coraggio dei testimoni, verso la dedizione delle forze dell' ordine e verso tutti i cittadini, la cui paura non emerge e non si trasforma in razzismo solo in presenza di uno Stato fermo, forte ed efficiente, che non soccombe di fronte alle efferatezze criminali.
Ods
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