Editoriali

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Legnini dipende da Di Matteo

Ieri abbiamo commentato il risultato delle elezioni provinciali a Chieti, dove ha (ri)vinto Mario Pupillo e dove il 36% degli elettori (che in questo caso, per legge, sono sindaci e consiglieri comunali) non è andato a votare. Avevamo rilevato l' eccessivo peso dell' astensionismo...

da parte degli stessi addetti ai lavori. Oggi commentiamo il risultato delle provinciali, dove non ha (ri)vinto il centrosinistra, perché si è diviso in due tronconi ed ha presentato due candidati presidenti: Di Lorito (dalfonsiano) e Catani (dimatteiano). Lo scontro tra i due ha fatto vincere Zaffiri, di centrodestra, che è il nuovo presidente della Provincia. Se Donato Di Matteo avesse fatto dare i "suoi" 13.000 voti all' uomo di Luciano D' Alfonso, che ha preso circa 35.000 voti, il centrosinistra avrebbe avuto 48.000 voti e cioè 8.000 voti in più del neo presidente. Ma Di Matteo ha fatto quel che in politica si chiama "l' ago della bilancia", facendola pendere dalla parte destra, semplicemente presentando un suo candidato. Se dovesse fare lo stesso alle prossime elezioni regionali, cioè se dovesse candidarsi lui a presidente o candidare un suo uomo si ripeterà quel che abbiamo visto alle provinciali ed alla sinistra mancheranno i voti cosiddetti determinanti. In tal caso vincerà o il centrodestra (se non si dividerà pur' esso) o le 5 Stelle. Ciò significa che Giovanni Legnini (il probabile ed autorevole candidato del centrosinistra) per avere delle chances di vittoria deve recuperare Di Matteo e quest'ultimo (che non va molto d' accordo con D' Alfonso) deve accettare la coesistenza in maggioranza dei dalfonsiani. Insomma, l' ex vice presidente del Csm deve mettere d' accordo D' Alfonso e Di Matteo, che è come mettere d' accordo il diavolo e l' acqua santa. Di Matteo ha dimostrato di avere coraggio (andando fino in fondo alle provinciali) e di avere consenso (quel tanto che basta per non far vincere Big Luciano, che gli chiuse la porta dell' assessorato). Mentre l' ex Governatore se potesse lo ammazzerebbe. Per cui, la sinistra tutta confida nelle capacità (taumaturgiche) di San Giovanni (Legnini) di riappacificare i 2 nemici, perché senza l' uno o senza l' altro si perde, come è successo alle provinciali di Pescara.

Ods

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