Editoriali

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La crisi della Us è figlia della città

In un paese c'è il senso identitario e dell' apparenza, che spesso si manifesta con l' attaccamento ai colori della squadra di calcio. Per effetto di questo attaccamento, gli sportivi vanno a vedere le partite e gli imprenditori (locali) formano la società sportiva

e la fanno vivere versando quote a fondo perduto. In una città, allo stadio vanno in pochi (proporzionalmente molto meno che in un paese) e gli imprenditori non sentono il dovere di sostenere la squadra, perché non subiscono la pressione popolare, che li fa sentire in dovere di contribuire. San Salvo oramai è una città. E non solo perché Napolitano lo decreto' ben 11 anni fa. San Salvo è una città, con le sue luci e le sue ombre. Per questo, da un po' di tempo gli imprenditori locali hanno smesso di far parte della Us. Magari hanno pure dato dei contributi, ma senza interesse e senza senso dell'appartenenza. Hanno lasciato che la società la gestissero dei professionisti di fuori, dei professionisti del calcio che vengono da fuori. Che sono brave persone, ma che gestiscono il San Salvo come gestirebbero il Canicattì. Cioè senza quel quid in più rappresentato dal senso di appartenere alla comunità d' origine ossia quello che si matura frequentando le scuole del posto o lavorando nei cantieri del paese. Siamo una città, dove le cose vanno così. Bisogna prenderne atto. La Us non sarà più espressione di un gruppo di concittadini, che parlano il nostro dialetto e che durante le riunioni si raccontano nostalgicamente le stagioni precedenti. La Us oramai è un sodalizio, che si affida ad impresari amanti del calcio, che però non ci pensano due volte a chiudere il rapporto: non sentono la pressione popolare che li terrebbe attaccati alla storia calcistica, per il timore di fare una brutta figura di fronte ai concittadini, che non conoscono personalmente se non in minima parte. Se e quando questi professionisti otterranno dei risultati saranno acclamati come beniamini. Se, viceversa, verranno sconfitti, saranno contestati. O peggio ancora: dimenticati, perché - come detto - erano stati conosciuti solo in virtù del loro ruolo sportivo e non di un loro vissuto precedente . Purtroppo il calcio e le città funzionano così.

Ods

 

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