Editoriali

Come siamo 2019 20

Happy Days a San Salvo

In alto da sx) Silvio Valentini, Enrico Vallone, Luciano Bontempo, Giuseppe Di  Santo, Emilio Di Cola, Filippo Di Martino; (al centro da sx) Daniela Potalivo, Maria Stella Piacente, Aurelia Petrucci, Claudia Ialacci, Maria Magoni, Domenica Travaglini; (seduti da sx) Domenico Rullo, Lorella Iezzi,

Anna Faraone, Claudio Travaglini, Lorenzo D'Ermilio e Angiolino Franchella.

 
La foto che può sembrare ritrarre una formazione calcistica con le indicazioni delle disposizioni (in alto, al centro, seduti…) in realtà ritrae una formazione…scolastica. O meglio quella che fu una classe V (la B) alle scuole elementari di San Salvo nell’ anno scolastico 1974/75. Quegli alunni, il cui maestro al tempo era Filippo Mariotti, si sono ritrovati sabato scorso dopo ben 45 anni da allora.
 
Molti li conosco personalmente, un paio di loro sono stati miei compagni di classe alle medie. Alcuni non abitano più a San Salvo, la gran parte ha messo su famiglia ed ora ha figli adulti. Qualcuno è diventato nonno. Insomma i ragazzi del ’64, questi ragazzi del ’64, si sono diplomati alle elementari e poi hanno continuato la scuola, per intraprendere il percorso lavorativo, che stanno ancora facendo.
 
Perché si sono riuniti ? Avrei potuto chiederlo ad Emilio, che mi ha inviato le foto. Ma posso darla io stesso la risposta, perché sono praticamente loro coetaneo. Ci separa qualche mese, ma la scuola è stata la stessa: maestro unico, “il presidente, la Croce, il professore, che ti legge sempre la stessa storia, nello stesso modo, sulle stesso libro, con lo stesso professore…”. Allora nessuno si permetteva di mettere in dubbio che dietro il prof. potesse starci la Croce o che la storia non potesse essere quella, ministeriale, calata dall’alto, un po’ noiosa. Nessuno di noi avrebbe mai pensato di poter dare del tu al maestro. Si dava del Voi, perché il lei l’avremmo imparato alle superiori. C’era appunto il libro e si studiava rigorosamente su quello…non su wikipedia. E non c'erano né google e men che meno Raistoria o Raiscuola. Se qualcuno di noi avesse voluto approfondire i compiti a casa o aveva l’enciclopedia (ma quanti potevano permetterselo? ) o avrebbe dovuto aspettare qualche anno anno: il Centro culturale, con le enciclopedie “pubbliche”, sarà aperto nel ’81.
 
Dunque, vivevamo con meno mezzi e anche meno opportunità. Non credo che i ragazzi della foto andassero a scuola calcio o le ragazze a danza o in piscina, che sarebbe stata aperta negli anni novanta. Di pomeriggio “scendevano” in strada, almeno noi maschietti, per risalire alle “sette e venti” a vedere Happy days (Anni felici). C’erano le Brigate rosse in quegli anni eppure le indagini Istat non rilevavano “ansietà e rancori sociali”.
 
Eravamo figli di contadini, operari e piccoli impiegati. Ma sapevamo di poter diventare medici, professori o anche artigiani edili (impresari) o contadini possidenti (al tempo  con un annata di pricoche alzavi un piano di casa”). Le crisi aziendali c’erano, ma la prima fabbrica a chiudere sarebbe stata la fonderia…nei primi anni ottanta.
 
I figli di commercianti potevano andare settimanalmente coi genitori a Pescara a fare acquisti all’ ingrosso. Gli altri, per vedere una grande città, avrebbe dovuto aspettare la terza media: Venezia o Messina, salvo “quelli di Don Piero che andarono a Roma, proprio nell’ anno (santo) del ’75”.
 
Noi non avevamo paura del futuro. Eravamo sereni, perché le case erano serene. Con un po’ di ipocrisia dei mariti malandrini, le famiglie comunque reggevano. E con le famiglie reggeva la Chiesa (impensabile le dimissioni di un Papa) e la Politica (impensabile che quindici anni dopo potesse cascare l’ Impero sovietico).
 
Ora siamo adulti, ma non sappiamo se  e quando andremo in pensione. Tanto noi abbiamo trovato facilmente lavoro, quanto stentano a trovarlo i nostri figli. Siamo preoccupati per noi e per loro. Proviamo un partito ogni legislatura e lo azzeriamo la volta successiva.
 

E allora i miei coetanei “Perché si sono riuniti ?”. Sicuramente perché qualcuno di loro è stato solerte ed ha organizzato la rimpatriata. Poi è certamente bello rivedersi dopo tanto tempo. Ma probabilmente Silvio, Enrico, Luciano, Giuseppe, Emilio, Filippo, Daniela, Maria Stella, Aurelia, Claudia, Maria, Domenica, Domenico,  Lorella, Anna, Claudio, Lorenzo ed Angiolino hanno voluto, per una sera, tornare ai nostri Anni felici, quelli di noi adolescenti degli anni ’70, che in tv guardavamo gli Anni felici degli adolescenti degli anni ’50 in America.

Ods

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