Pietrabbondante: il fascino di una storia lunga millenni
PIETRABBONDANTE| I reperti archeologici legati alla memoria dell’antica Touta restano un affascinante mistero ancora tutto da decifrare. Nell’Alto Molise, incastonato tra enormi massi ai piedi del monte
Caraceno, sorge l’antico centro di Pietrabbondante importante santuario e cuore politico dei Sanniti tra il II secolo a.C. e il 95 a.C.
Il centro storico del paese, di tipologia insediativa medioevale, venne edificato con l’utilizzo di pietre e massi provenienti dal vicino sito archeologico. Presenti all’appuntamento con il Prodotto Topico di Pietrabbondante gli studenti della IV D e C e V E dell’Istituto Tecnico Economico settore Turismo di Vasto. L’incontro ha offerto l’occasione per far visita all’area del sito archeologico. Un tesoro di inestimabile valore storico rende il territorio circostante Pietrabbondante una realtà unica nel suo genere. A guidare il gruppo di visitatori due esperti di grande spessore, l’architetto Franco Valente e lo storico Nicola Mastronardi.
A pochi chilometri dal centro abitato, in località Calcatello, sorgono i resti di due templi e di un teatro con sedili in pietra dalla caratteristica forma anatomica che ancora oggi, nei mesi estivi, ospita importanti manifestazioni teatrali classiche. Una testimonianza di rilievo per la storia locale è rappresentata dal Tempio Maggiore. Le dimensioni del recinto che racchiude il teatro sembrano corrispondere esattamente al luogo in cui Livio nel 293 a.C. fece risalire il giuramento di Aquilonia. Questo ed altri riscontri portano a ritenere identificabile nell’area sacra di Pietrabbondante, il centro sannitico di Aquilonia. I Sanniti benché cercassero di osteggiare la pressione espansionistica delle popolazioni della Magna Graecia, ne recepirono gli stimoli culturali. E il Tempio Grande per le sue caratteristiche architettoniche corrisponde appieno ai canoni costruttivi ispirati ai principi del filosofo Pitagora che aveva intuito come mediante l’uso della geometria fosse possibile ricavare criteri di calcolo dei sistemi di accrescimento e di proporzionamento di tutto ciò che è in natura. Il principio fu largamente ripreso e applicato nella pratica costruttiva e definitivamente sistematizzato intorno al 300 a.C. da Euclide di Alessandria, diffondendosi in ogni campo della produzione artistica ed architettonica soprattutto in tutto il bacino di influenza del mondo ellenico. Il reperto, inoltre, si pone “in uno straordinario allineamento con il teatro sottostante e con la cime del Monte Saraceno che sta alle spalle e che risulta essere la parte più alta della rocca megalitica. Se si prova a continuare idealmente per oltre 10 chilometri tale allineamento si potrà osservare che oltre ad incontrare la parte apicale di almeno due colli, si raggiungerà il tempietto di Vastogirardi in località Sant’Angelo che, sebbene siano diverse le dimensioni del monumento, è corrispondente in modo equivalente il rapporto proporzionale dell’impianto planimetrico”. (cfr Franco Valente “Da Creta a Pietrabbondante”).
Il Teatro di Pietrabbondante è tra le opere monumentali del Sannio di maggior fascino architettonico. Collocato in una posizione di dominio nella valle del Trigno, esso presenta delle caratteristiche del tutto anomale rispetto ad altri edifici greci e romani che vennero adibiti ad analoghe funzioni. Probabilmente il Teatro di Pietrabbondante non fu edificato per ospitare spettacoli teatrali. Questo spiegherebbe le presenza di anomalie rispetto ad altri edifici con funzioni similari.
Una particolarità rivela la parte del teatro riservata al pubblico, caratterizzata dall’essere divisa in due settori, denominati rispettivamente “summa” e “ima cavea”. Ed è proprio la summa cavea che, in quanto incompleta, potrebbe far ipotizzare che i sedili in pietra che la componevano, in quanto quadrati, potrebbero essere stati prelevati ed utilizzati in epoca medioevale per costruire gli edifici del centro abitato di Pietrabbondante, particolarità questa che darebbe origine al nome del paese.
L’essenzialità dei cinque scalini che compongono l’ima cavea non trovano riscontro in nessuno dei teatri del mondo ellenico se non in quello di Pompei anche se non si è in grado di stabilire quale dei due sia sorto prima. Quel che è certo è che l’ima cavea rappresenta la parte più straordinaria dell’intero complesso, con particolarità stilistiche uniche nella storia dell’architettura antica. Anche la forma anatomica dello schienale dei sedili rappresenta un livello di raffinatezza unico nel suo genere mai equiparato nelle sagome di monumenti analoghi realizzati nel bacino del Mediterraneo.
Nel V libro del “De Architettura” Vitruvio prendendo ad oggetto lo studio dell’acustica afferma che “una gradinata può definirsi perfetta se, tirata una linea dal primo sedile fino all’ultimo, questa tocchi tutte le cime degli schienali. In tal modo non si impedirà ai suoni di raggiungere qualsiasi parte della curva”. Questa regola viene scrupolosamente osservata nella parte bassa del teatro di Pietrabbondante.
E’ ancora sconosciuto il motivo per cui il complesso di Pietrabbondante si sia in qualche modo salvato. Forse i Sanniti erano rimasti talmente in pochi, da non valeva la pena di infierire eliminando anche quelle testimonianze architettoniche che comunque potevano essere utilizzate dai nuovi e definitivi padroni che nell’area avevano saldamente impostato la propria organizzazione municipale. “Forse i Romani non si accorsero neppure che le piume e gli artigli di quelle aquile che ancora oggi segnano il limite dei sedili del teatro di Pietrabbondante continuavano a ricordare, ma solo alla storia, il nome di Aquilonia e gli eroi della gioventù lineata che nel suo recinto sacro avevano inutilmente giurato fedeltà al Sannio”.
Paola Tosti