Un contributo per una sanità migliore
Vorrei provare a dare un contributo finalizzato a considerare la sanità una materia sulla quale tutti, indipendentemente dalle appartenenze, dovremmo volare più alto, sia perché tutti i cittadini devono avere pari opportunità nella tutela del bene salute,
sia perché ognuno di noi, nessuno escluso, un giorno potrebbe trovarsi nella necessità di accedere alle prestazioni del Servizio sanitario Regionale.
Circa tre anni fa, all’inizio della attuale legislatura regionale, ebbi a dire, nel corso di un convegno sulla sanità, che avrei voluto l’organizzazione della nostra sanità riunificata in una unica ASL regionale, allo scopo di uniformare le procedure di accesso alle cure (oggi ancora molto diverse all’interno delle quattro ASL), di ottimizzare le risorse (si prevede per il 2017 un disavanzo di circa 100 milioni di euro nelle 4 ASL) e di fare decollare la sanità territoriale riutilizzando le risorse provenienti dall’accorpamento delle ASL.
Mi sembrava quello il momento migliore per iniziare un processo di riorganizzazione, che avrebbe visto la sua realizzazione appena la nostra Regione sarebbe uscita dal commissariamento.
Lo stesso processo avrebbe dovuto condurre, tra le altre cose, alla creazione degli ospedali riuniti di Chieti – Pescara, quale DEA di II° livello, previa la individuazione delle specialità da assegnare, senza creare doppioni, all’ospedale di Chieti e di Pescara, potenziandone le dotazioni sia di organico che di attrezzature, tali da realizzare unità operative qualitativamente valide, sotto una unica direzione.
Oggi, a distanza di tre anni da quella data, in assenza di una strategia chiara in materia, si sta pericolosamente facendo strada una competizione campanilistica tra Chieti e Pescara, sedi ancora di 2 ASL, così come l’Aquila e Teramo, che rischia di riportare diversi decenni indietro la nostra Regione, con l’aggiunta che a tale situazione se ne va aggiungendo un’altra, assolutamente folle, che mirerebbe a riaprire la discussione sulla sede del capoluogo di Regione.
Sono convinto che ci sono ancora i tempi per potere operare, in tema di programmazione sanitaria, affinché si proceda ad un accorpamento delle ASL (anche in numero di due), e di lavorare nell’ottica di una gestione più oculata e lungimirante della sanità, finalizzata alla creazione di DEA di II° livello veri (forse possibile anche tra L’Aquila e Teramo), e utilizzando in tale modo anche strutture già esistenti, quali l’ospedale di Chieti che, depurato dei reparti da ottimizzare con Pescara, non necessiterebbe di un nuovo ospedale.
Tutto ciò, riducendo contestualmente e proporzionalmente l’impatto del privato che continua ad avere ancora unità operative doppioni di ospedali pubblici, che non possiede servizi di pronto soccorso, e che esercita una attività non in linea con il concetto di fornire prestazioni non erogabili da strutture pubbliche.
La conseguenza di tutto ciò sarebbe evidente: potenziamento e capacità di attrazione, anche nei confronti di professionisti di qualità, da parte degli ospedali riorganizzati, compresi quelli di “periferia”, spesso lasciati al proprio destino; uniformità di protocolli amministrativi e sanitari sull’intero territorio regionale; liberazione di risorse per l’organizzazione della sanità territoriale, ancora colpevolmente al palo, nonostante la assoluta necessità di strutturarla, in un momento in cui l’accesso alle cure per malati cronici è sempre più problematico e scarsamente organizzato.
Vorrei esortare per una volta, visto che parliamo di salute, se mai in altre occasioni ciò sia concepibile, ad abbandonare il politichese e calarci nella realtà che abbiamo sotto gli occhi e che richiede di rifuggire le scelte clientelari e di circostanza, imponendo invece decisioni chiare e finalizzate alla tutela del bene più importante e più prezioso per tutti.
MARIO OLIVIERI – Presidente Commissione Sanità e Affari Sociali Regione Abruzzo