Ho aspettato di proposito qualche giorno dall’esito elettorale di Domenica 4 Marzo per analizzare il voto in maniera lucida e per riflettere in maniera più profonda e analitica su quello che è accaduto.Il mio è un giudizio personale e non la verità assoluta, è semplicemente
l’analisi di una persona che ha studiato per molti anni nei campi della sociologia e delle scienze politiche ed è da sempre impegnato in prima persona nella res publica.
Parto da questa premessa per far capire le mie riflessioni e la mia analisi.
Nella società odierna i social network rivestono un ruolo molto importante nell’opinione delle persone e rappresentano spesso lo specchio della società.
Negli ultimi mesi sui principali social network come Facebook e Twitter bastava scorrere le bacheche e i profili di molti utenti e follower per percepire come sarebbe andato l’esito del voto.
Chi ha vinto realmente le elezioni? Indubbiamente la Lega ed il Movimento 5 Stelle anche se ora bisognerà attendere cosa deciderà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Quali sono state le motivazioni che hanno portato alla vittoria la Lega ed il Movimento 5 Stelle?
Dal mio punto di vista i due partiti hanno prevalso elettoralmente perché hanno intercettato il malcontento nei confronti di tutta la classe dirigente italiana e le speranze in un cambiamento reale della politica.
Le tematiche dell’immigrazione e della sicurezza per quanto concerne la Lega e quelle di una politica diversa all’insegna dell’onestà e dell’etica per il Movimento 5 Stelle, hanno inciso profondamente sul voto degli elettori.
Emblematico è il fatto che un italiano su due che si è recato alle urne ha votato Lega o Movimento 5 Stelle.
La maggioranza degli elettori ha deciso di bocciare il governo uscente perché non lo ha ritenuto vicino ed empatico alle sue problematiche e si è espressa con la matita, “quella matita più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello” come amava definirla l’indimenticabile magistrato Paolo Borsellino.
Quest’ultimo affermava che “la Rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale”.
In effetti il cambiamento è stata la parola chiave e decisiva di queste elezioni.
Dalle analisi fatte da istituti sondaggistici nazionali è emerso che gran parte delle persone che in passato votavano Forza Italia si sono spostate sul simbolo alleato della Lega insieme a molti astenuti in passato mentre il Movimento 5 Stelle ha fatto incetta di voti principalmente ma non solo dal Partito Democratico.
La Lega non più a trazione settentrionale ma su scala nazionale ormai con Matteo Salvini è diventata il primo partito della coalizione di centrodestra formata da quattro partiti e ha raggiunto il 36% mentre il Movimento 5 Stelle ha raggiunto senza essere coalizzato con nessuno con il suo candidato premier Luigi Di Maio il 32%,
I vincitori assoluti di questa tornata elettorale sono stati loro poichè Matteo Salvini è diventato il leader indiscusso della coalizione di centrodestra riuscendo a superare Forza Italia e Silvio Berlusconi, leader assoluto ed incontrastato dal 1994 mentre Luigi Di Maio con la sua squadra di ministri già pronta e il Movimento 5 Stelle è riuscito ad essere votato da un italiano su tre.
Analizzando il voto al Sud molti hanno dedotto che il reddito di cittadinanza, una delle proposte principali del Movimento 5 Stelle, è stata determinante per l’esito elettorale.
Dal mio punto di vista non è stato così perché in realtà analizzando analiticamente il voto dato ai pentastellati si nota che il voto è stato su larga nazionale e che molti dei suoi elettori hanno una stabilità contrattuale.
La novità rilevante è che molti elettori in uscita dal Partito Democratico, il partito principale del centrosinistra, abbiano affidato le loro speranze e la loro fiducia nel Movimento 5 Stelle.
Cosa ha inciso su questo esito elettorale?
Indubbiamente il fatto di essere stati al Governo, in un sistema dove negli ultimi anni si sono alternati centrodestra e centrosinistra, ha contribuito all’esito negativo del centrosinistra in questa tornata elettorale.
Dal mio punto di vista però quello che ha inciso di più sul voto è stato l’allontanamento dalle persone, dalle loro problematiche reali, l’essere considerati come l’establishment al potere e il fatto di non essere considerati da gran parte degli elettori di sinistra, quella sinistra vicina alle classi più deboli della società.
In Italia, come in tutta Europa hanno più o meno successo i partiti considerati populisti.
Ma cosa significa davvero populismo?
Il termine populismo nel dizionario italiano indica “qualsiasi movimento politico diretto all'esaltazione demagogica delle qualità e capacità delle classi popolari”.
Scorrendo però l’interessante analisi fatta dal quotidiano economico “Il Sole 24 Ore” del livello di istruzione il Movimento 5 Stelle risulta essere il più votato dai laureati.
Quali sono gli scenari possibili attualmente?
Il Rosatellum, la legge elettorale odierna, fatta con due terzi di proporzionale ed un terzo di maggioritario, è indubbiamente una legge complessa che avrebbe senso in un sistema bipolare ma attualmente in un sistema tripolare come quello italiano non può garantire stabilità se non è accompagnata da un premio di maggioranza per chi vince.
Una legge elettorale deve garantire stabilità e soprattutto un premio di maggioranza, basti pensare che in Francia per citare un esempio, il Presidente Emmanuel Macron, governa con una percentuale di poco superiore al 20% con il suo partito La Rèpublique En Marche.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il vero protagonista attuale della tornata elettorale, ora dovrà decidere se affidare la possibilità di un nuovo governo a Matteo Salvini e alla coalizione di centrodestra, la più votata, o a Luigi Di Maio e al Movimento 5 Stelle, il partito singolarmente più votato.
Per forza di cose una delle due forze politiche dovrà trovare un accordo per governare a lungo altrimenti si dovrà cambiare la legge elettorale e si dovrà tornare al più presto al voto.
Sicuramente con i problemi che ha il nostro Paese, in primis la disoccupazione giovanile, non potremo permetterci il lusso di aspettare un nuovo governo, come in Germania nel caso della grande coalizione guidata da Angela Merkel e supportata dal partito di Martin Schulz.
Ad maiora.
Emanuele Di Nardo