Bernava: “Questa è la vera storia del fuoco di San Tommaso”
Continua il dibattito sull’origine del Fuoco di San Tommaso, su cui abbiamo già pubblicato la tesi del giornalista Michele Molino e dello storico Giovanni Artese. Di seguito la ricostruzione del noto antropologo Giuseppe Pitrè, inviataci dal prof. Matteo Bernava,
che si laureò proprio con una tesi sulle tradizioni antropologiche del vastese.
“Maometto il Grande volle vendicarsi ferocemente dello scacco vergognoso subito a Malta dai Cavalieri della Croce, detti anche semplicemente Cavalieri di Malta.
Allestì una flotta potente e con questa, dopo aver superato l’Adriatico Meridionale, devastò barbaramente tutto il litorale abruzzese e distrusse anche il territorio di San Salvo, l’ultima cittadina nel tenimento dell’antica Histonium (Il Vasto)
Durante l’incursione Maometto diede l’ordine di impossessarsi anche delle reliquie del protettore San Vitale. Ma in quella notte tremenda dal 20 al 21 dicembre i cittadini furono destati da un improvviso suono di campane. Balzarono tutti dal sonno e si riunirono nella piazza armati di forche e di badili pronti a respingere ogni attacco. E poiché non si vedeva alcun pericolo imminente corsero alla chiesa: un gran fuoco ardeva davanti; dentro, la navata era fastosamente illuminata; sull’altare maggiore l’urna preziosa delle reliquie di San Vitale splendeva in mezzo a centinaia di ceri …. e le campane continuavano a suonare furiosamente, senza che alcuna mano muovesse le funi.
Si gridò al miracolo, alla salvezza …
Da quell’epoca, ogni anno, nella notte di San Tommaso, gli abitanti si riuniscono nella piazza attorno al gran fuoco benedetto dal parroco per invocare la protezione del Santo Patrono: è notte di ringraziamenti e di festa; lo scoppio dei petardi e il suono delle campane inondano la valle sottostante e raggiungono il vasto e ritmico respiro del mare …”
Giuseppe Pitrè - Storico delle tradizioni popolari