Se dagli storici della politica l’inizio della fine della prima repubblica è datato 17 febbraio 1992, giorno dell’arresto di Mario Chiesa (che comunque seguiva i referendum
di Segni, l’uscita del Pri dal Governo e soprattutto la caduta del muro di Berlino), l’inizio della fine della seconda repubblica sarà molto probabilmente datato 5 dicembre 2016, giorno della plebiscitaria vittoria del No al Referendum costituzionale proposto da Matteo Renzi. L’effetto politico dell’arresto di Chiesa (e la precedente caduta del muro) aprì a Mani pulite e fu capitalizzato da Silvio Berlusconi e da Forza Italia. L’effetto politico del voto di ieri aprirà nell’immediato ad un Governo tecnico o istituzionale (che sarà inviso come quello di Monti) e sarà capitalizzato da Beppe Grillo e dalle 5 Stelle. La distanza di 20 punti tra le forze sistemiche del Si e quelle antisistemiche del No ci racconta che una fase politica si è chiusa e se ne sta per aprire un’altra. Nella fase precedente il popolo si “affidò” a Silvio Berlusconi, che ha retto per vent’anni, con una sola sconfitta (nel ’96 per la lite con Bossi) ed un pareggio nel 2006, sulla base del tutti uniti contro la sinistra. Dopo la condanna del Cav., il Governo Monti- Fornero, la non vittoria di Bersani e la rielezione forzata di Napolitano, il popolo si era affidato a Matteo Renzi, votato alle primarie del Pd anche da gente di destra (a San Salvo, per fare un esempio, moderati come Clementina De Virgilis, Peppino Spadano e Renato Rapone entrarono nella vecchia sede comunista per votarlo: “diamogli fiducia, che magari ci fa ripartire”). La proposta politica della nuova segreteria del Pd era: rottamiamo gli ex comunisti ed agganciamo i moderati orfani dell’ottuagenario Berlusconi. Il risultato di questo referendum certifica il fallimento di questa proposta: Renzi ha rottamato la sinistra (che gli si è schierata contro) e non ha agganciato i voti della destra (che nella gran parte hanno votato No): di esponenti illustri dell’area berlusconiana che hanno votato Si, io conosco solo il nostro vice sindaco Angiolino Chiacchia.
Perché sono certo che le prossime elezioni saranno vinte da Grillo ? Perché la maggioranza silenziosa è uscita dalle case ieri per andare a votare No e manifestare tutto il proprio disagio sociale, l’ansia e l’insicurezza del futuro (i giovani hanno votato No perché non vedono prospettive di lavora, mentre continuano ad avere di fronte privilegi non rimossi). Detta maggioranza silenziosa, che si era affidata a lungo alla Dc, poi a Berlusconi e tre anni fa a Renzi si affiderà stavolta al Movimento 5 Stelle, esattamente come negli Stati Uniti si è affidata a Trump e in Inghilterra a Brexit. Se ci sarà il ballottaggio (Italicum), succederà che tra Pd e 5 Stelle, i voti di destra (forse anche di quelli liberali di Chiacchia) andranno a 5 Stelle. Se si voterà col proporzionale (Consultellum), il partito di maggioranza relativa sarà 5 Stelle e sarà dura metterlo all’opposizione. Qualcuno potrebbe dire. “Ma allora se è già tutto scritto e se gli italiani vogliono Grillo al potere gli altri che devono fare ?”. Devono fare le persone serie. Devono fare e non annunciare. Devono toccarli i privilegi e non solo prometterli. Devono combattere il disagio sociale, che una volta si batteva con la carità cristiana ed il clientelismo. Adesso le politiche clientelari non si possono fare, dunque basta fare promesse che non si possono mantenere, basta assumere gli amici degli amici, basta aprire le segreterie per fare i collocatori. La gente non è stupida e non si fa prendere in giro, se ne sta a casa, ma esce al momento opportuno e scombussola piani e carriere. La gente vuole chiarezza, altrimenti vota contro. E questo è indiscutibilmente un voto contro Renzi che, da uomo di sinistra, voleva rottamare la sinistra per agganciare la destra. Il risultato invita ciascuno a fare ciò che deve. La sinistra facesse la sinistra e la destra facesse la destra. Se succede questo i movimenti che prendono a destra ed a sinistra vengono svuotati. Ma pensare di farlo ora è troppo tardi. Il 5 dicembre 2016 è storicamente la fine della seconda repubblica e le prossime elezioni saranno molto probabilmente l’inizio della terza
Ods
Al Chi c’è, c’è di venerdì prossimo si parlerà dei risultati del referendum e della fase che si apre. Saranno invitati: Tagliente e Marzocchetti per il No e Chiacchia e Turdò per il Si, con variazioni al format maturate nella puntata precedente: prima mezz’ora otto domande mie e seconda mezz’ora domande del pubblico, con durata massima delle risposte di tre minuti da parte degli ospiti