Editoriali

murales bacio dimaio salvini

E se Renzi non fosse il solo spregiudicato ?

Faccio due premesse. Prima premessa.  Non sono né pentito e né dispiaciuto che il renzismo sia finito. Ho cominciato a detestarlo da quell’ Enrico stai sereno. E non credo di aver cambiato il giudizio politico sull’ex segretario ed ex presidente del Consiglio

ed ex leader di tutto il Pd solo io. Quella fregatura, fatta a Letta, fu la lampante dimostrazione della spregiudicatezza fiorentina. Che, forse, qualche tempo prima era piaciuta a noi italiani…chi non ricorda la famosa rottamazione ??? Però, per quanto spicciola, la rottamazione era stata una posizione politica, basata sul tradizionale ricambio generazionale. Mentre sono state un’ altra cosa le scarpe fatte a Letta (con il determinante sostegno di Giorgio Napolitano, uno che, dal discorso fatto l’altro ieri al Senato, sembrerebbe venire da Marte). L’avvicendamento alla presidenza del Consiglio Letta- Renzi è stato uno sbrigativo “togliti tu che mi metto io”. Negli ambienti politici altolocati si racconta di promesse non mantenute di Renzi fatte a Berlusconi (sulla presidenza della Repubblica) e a D’ Alema (su Mister Pesc), che avrebbero indotto i due leader a fargliela pagare, appoggiando il no al Referendum costituzionale. Se la lettura del renzismo fosse questa, potremmo dire che le fregature non pagano, né in politica e né nella vita. In politica è facile passare dalle stalle alle stelle. Chi si ricorda più oramai di tale Fini Gianfranco ?

Seconda premessa.  E’ durata vent’anni la leadership di Berlusconi (che pure era partito da parvenu ed era riuscito a far dire al simbolo del sistema Gianni Agnelli “facciamogli fare sto partito in tre mesi, tanto se perde, perde lui e se vince, vinciamo tutti). Perché? Berlusconi era partito male nel ‘ 94: aveva imposto Scognamiglio alla presidenza del Senato, sconfiggendo per un voto Spadolini, che ne morì di crepacuore. Poi, però, ha imparato la lezione, garantendo il Sistema (forse troppo) attraverso Gianni Letta e la guerra sbagliata a Gheddafi. Sul piano politico, visto che il suo primo Governo era durato solo due anni,  per far durare i successivi, ha dovuto estromettere ogni santo lunedì sera dalle sue ville le olgettine ed  ospitare Umberto Bossi in cannottiera, che l’aveva fatto cadere nel ’96.

Fatte le premesse, entro nel vivo della riflessione. Se le fregature e la spregiudicatezza hanno ridotto Renzi a fare il senatore di Scandicci, esse possono fare altrettanto ai suoi coetanei che hanno vinto le ultime elezioni. Con spregiudicatezza “renziana”, Salvini MATTEO ha votato la Bernini in prima battuta ed umiliato Berlusconi, facendogli capire che comanda lui, perché lo può scaricare ed allearsi con Di Maio. Quest’ultimo, al momento, è stato meno spregiudicato del leader leghista, perché ha messo alla presidenza della Camera Roberto Fico, capo della sinistra interna. Esattamente come Berlinguer aveva messo alla stessa carica Pietro Ingrao, capo della sinistra interna del Pci. Ma comunque Di Maio, con disinvoltura, fatto votare dai suoi alla presidenza del Senato una berlusconiana di ferro, Maria Alberta Casellati.

Con la cultura maggioritaria che ancora c’è nel Paese e soprattutto nelle opposte tifoserie che si “scontrano” su facebook e con un Parlamento assolutamente proporzionale, peraltro, diviso in tre blocchi (di cui il terzo è sull’Aventino), è davvero facile per Salvini e Di Maio sbagliare e fare la fine di Renzi. La spregiudicatezza sarà per loro cattiva consigliera, come lo è stata per il senatore di Scandicci.

Di Maio, Salvini e Renzi sono della stessa generazione, appartengono alla società veloce, digitale, globalizzata e quindi detestano i riti della politica, le sue lungaggini ed anche le sue ipocrisie. Vogliono tutto e subito e sanno che la pubblica opinione si muove con velocità. Ma forse non sanno che i riti e le lungaggini salvaguardano i rapporti umani, che servono anche in politica. Se Renzi avesse riflettuto di più sulle conseguenze e votato Amato alla presidenza della Repubblica come aveva promesso a Berlusconi, quest’ultimo non avrebbe fatto saltare il Nazzareno e forse il Referendum costituzionale sarebbe passato.

E’ chiaro che la storia non si fa con i se. Però è un dato di fatto che anche Berlusconi non amava le mediazioni politiche, essendo abituato a comandare da imprenditore. Eppure, ha imparato a concedere a quel mondo. Il rischio per Salvini e Di Maio è farsi nemici che poi faranno pagare loro le scelte spregiudicate. Se è vero che la maggioranza vuole cambiare e che ha votato contro questa Europa, è anche vero che chi non vuole il cambiamento (e quindi gli eurocrati) sono pronti a fare quel che hanno fatto a Berlusconi due anni dopo il 27 marzo del ’94.

Nel ’96 Salvini aveva ventitre anni e Di Maio, addirittura, dieci. Chiedessero a Nonno Silvio come andò quella volta, l’anziano leader racconterà sia come fu fatto cadere e sia ebbe la capacità di rialzarsi dopo la cosiddetta  traversata nel deserto.  Con questo, non voglio dire che non bisogna cambiare. Il cambiamento va fatto, per carità ! Ma con intelligenza e…soprattutto senza troppa spregiudicatezza. Renzi docet.

                                                                                                                                             Ods

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