La Pasqua della Sinistra italiana
“Non abbiate paura ! Spalancate le porte a Cristo”. Col rischio di essere blasfemo, mi permetto di parafrasare la nota esortazione di Giovanni Paolo II in “Non abbiate paura ! Spalancate le porte ai vostri delusi”. Se il Papa si rivolgeva a tutti gli uomini, io più modestamente
mi rivolgo ai dirigenti del Pd. Non tanto per contestare la linea aventiniana scelta da Renzi, ma per rilevare che nulla si muove, dopo la più grande batosta elettorale nella storia politica della sinistra italiana. Mai nessun partito aveva perso in un solo colpo il 6% rispetto alle omogenee elezioni precedenti: al massimo nel ’79 il Pci era arrivato a perdere il 4%. Si pensi che un dirigente autorevole (peraltro renziano), candidato alla segretaria del partito, ha parlato di rischio di estinzione del Pd. Del resto i partiti politici (tutti) sono costruzioni sociali e quindi hanno (tutti) un inizio ed una fine: come sono scomparsi la Dc ed il Psi, è chiaro che potrebbe scomparire anche il partito erede della tradizione comunista. Pur non volendo seguire la paura di Matteo Richetti, va comunque considerato che in un eventuale derby Lega – 5 Stelle, il Pd si troverebbe nel ruolo di terzo incomodo, considerato non vincente e quindi con la possibilità di essere ulteriormente compresso tra le due forze con il vento in poppa. Analoga sorte toccherebbe a Forza Italia dall’altra parte.
Bettino Craxi, quando nel ’76 De Martino gli consegnò un partito del 8%, pure quello a rischio scomparsa, lanciò la linea del “primum vivere”. Il Pd non ha l’ 8%, ma il 18%, però il voto di oggi è molto più volatile di quello di quarant’anni fa. Ed anche meno ideologico e più emotivo. La linea aventiniana e di auto isolamento, personalmente, non la condivido. Ma il problema della sopravvivenza di una grande forza della sinistra italiana non dipende solo dalla linea politica, ma anche e soprattutto dall’organizzazione interna, col “recupero” di tanti militanti, dirigenti, simpatizzanti che sono stati messi fuori dal partito solo perché dissentivano dai vertici. Signorile è stato sempre dissidente di Craxi, eppure ha continuato a rappresentare la sinistra interna da ministro: se si vuole vivere si ha bisogno in un partito (di massa) anche di quelle componenti che non la pensano come chi comanda. Le politiche vanno mediate tra correnti diverse, ove si tratti di correnti culturali e non solo di correnti di potere interno. Il Partito democratico per recuperare chi non l’ha votato (preferendogli LeU e 5 Stelle) dovrebbe spalancare le proprie porte e dire ai delusi: rientrate, sediamoci, ricostruiamo organismi unitari e concordiamo linea e liste elettorali. Se non lo farà, la diaspora continuerà, con quelli di LeU che si disperderanno ulteriormente o voteranno ad un piccolo partito identitario, mentre quelli che hanno già votato a Di Maio continueranno a votarlo, insieme ad altri (per via dell’eventuale derby, come sopra detto).
Roberto Fico sull’autobus non ha fatto di certo perdere voti alle 5 Stelle. Semmai glieli ha fatti guadagnare, perché nella politica di oggi (dove contano i messaggi emotivi) il nuovo presidente della Camera ha dato esempio di sobrietà, che è ciò che gli elettori chiedono. Cosa chiedono gli elettori delusi dal Pd ? Cosa chiede il capo dell’opposizione interna del Pd abruzzese Donato Di Matteo ? Chiedono serietà e condivisione al leader sconfitto D’ Alfonso. Se costui continua a non dare segnali di serietà (per esempio, dimettendosi come ha fatto la sua collega Serracchiani in Friuli), la schiera dei delusi aumenterà. Ma per fare in modo che D’ Alfonso faccia finalmente un gesto di serietà ci vuole un partito coraggioso che glielo faccia capire. Il Pd troverà il coraggio, se spalancherà le porte ai delusi, agli usciti, ai fuoriusciti, agli scissionisti, altrimenti… Buona Pasqua cari compagni.
Ods
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