Editoriali

Di Maio

Ecco perchè ho parlato di prima repubblica

Come volevasi dimostrare è bastato citare (solo citare) il termine prima repubblica per suscitare risposte e commenti inviperiti di chi non ha un buon ricordo di quella stagione. E questo ci può stare.  Ciò che non ci può stare, invece, è che da parte dei contestatori della prima repubblica non si dica,

non si riconosca che anche la seconda e la terza repubblica hanno fallito e non hanno minimamente risolto i problemi che avrebbero voluto eliminare.

 
Esse non hanno risolto il principale dei problemi, che si rimprovera alla prima repubblica e cioè la corruzione. Anzi, la mancata selezione democratica del personale politico ha ulteriormente ingigantito la corruzione: un Savoini qualsiasi basta che conquisti la fiducia del leader di turno e riuscirà ad inserirsi e fare le sue manovre corruttele.
 
La seconda e la terza repubblica non hanno risolto l' eccesso di spesa  pubblica, perché non hanno avuto la capacità di fare la Grande riforma dello Stato, come l' ultimo leader della prima repubblica aveva proposto nel 1979.
 
Non hanno risolto il problema della crescita e della modernizzazione del Paese, perché quando non c'è un' idea di Paese è difficile farlo crescere ed ammodernarlo.
 
Ora vediamo perché dal 1994 l' Italia non ha debellato la corruzione e non ha riformato lo Stato, affinché potessimo crescere industrialmente e socialmente (nel senso di crescita sociale in senso verticale di tutti i ceti).
 
Dal '94 abbiamo avuto, ed alcuni non li abbiamo manco eletti: Berlusconi (con una breve parentesi di Prodi), Renzi e ora (Di Maio) Salvini.
 
In pratica si tratta di leader (singoli) e non di leadership collettive (partiti). Cosa fanno i leader quando gli si complica la vita ? Cercano di salvare se stessi ed i propri cerchi magici: Berlusconi quando fu defenestrato con un colpo di stato armato dallo Spread non chiamo' i "Chiacchia" alla lotta contro Monti sotto il Quirinale, ma  si fece da parte diligentemente per tutelare le sue aziende.
 
Renzi, quando iniziò a perdere, non mollo' la presa, ma organizzò le liste per tutelare i renziani come Boschi & Lotti.
 
Lo stesso sta facendo ora Luigi Di Maio, la cui leadership è già a fine corsa e lui cerca di tutelare "la struttura" con il "mandato zero".
 
Non illudiamoci:  lo stesso farà Salvini se le cose gli si complicheranno, perché l' istinto di sopravvivenza, insieme alla riproduzione della specie, sono le prime due caratteristiche dell' omeostasi sociale nel mondo animale.
 
I partiti, che pure hanno propri meccanismi di difesa e sopravvivenza, tuttavia e diversamente dai singoli, proprio per non affondare tutti, creano degli avvicendamenti, cioè sostituiscono i leader in difficoltà con altri nuovi (anzi i vecchi li tutelano dando loro dei riconoscimenti nelle Istituzioni di garanzia) ed aprono cosi nuove fasi.
 
È indubbio che questa è una fase di tramonto per Di Maio, ma se la gestisce lui non saprà creare avvicendamenti. Invece se il M5S fosse un partito vero e democratico avrebbe fatto un congresso ed aperto una fase nuova, magari mettendo Di Maio a presiedere la Camera, per non umiliarlo, affidandosi ad uno più dinamico.
 
Di fronte ad un Craxi molto forte, la Dc capì nel '82 che Piccoli non reggeva, fece il congresso ed elesse De Mita che gli tenne testa per 6 anni.
 
Per questo avevo scritto che di fronte al Vietnam parlamentare dell' altro ieri, bisognava azzerare tutto e aprire una nuova fase politica, che sarebbe stata aria nuova per tutti.
 

Ma azzeramenti e ripartenze, riflessioni e lotte vere le possono fare i partiti e non i singoli. A tenere testa alla complessità economica burocratica plutocratica ed europea non ci è riuscito Berlusconi nel 2011...figuriamoci se ci può riuscire Di Maio, che, però, è un bravo ragazzo...

Ods

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