Oggi i funerali di Felice di Biondo, un caro amico
Ci saranno oggi pomeriggio i funerali di Felice Tomeo, detto Felice di Biondo, dal nome del padre. Eppoi, nomem omen, biondo lo era per davvero.
È stato, con la sua famiglia, titolare di uno dei due cinematografi: l' Odeon. Ha fatto il segretario amministrativo all' Istituto professionale di San Salvo. Terminata l'attività nella pubblica amministrazione, ha aperto la gioielleria in Via Roma, che attualmente gestisce una delle due figlie.
Tuttavia, il suo nome resta legato all' impegno pubblico, per essere stato giovane militante negli anni sessanta e poi segretario politico della Democrazia Cristiana. Nel '78 cedette lo scettro a Rocco Boschetti, che avrebbe gestito la fase successiva, con Armando Tomeo (sindaco) e Vitale Artese (deputato).
Nel corso della segreteria Tomeo, Lillino Artese era alla Giunta Regionale ed alla Cassa del Mezzogiorno e di sindaci se ne avvicendarono in diversi: Rinaldo Altieri, Renato Artese, Peppino de Vito e lo stesso on. Artese, che, nel '77 dovette metterci la sua faccia, per riprendere il Comune.
Nel corso della segreteria Tomeo ci furono l' impedimento legale del sindaco per le inchieste urbanistiche alla Marina ed il famoso pareggio in cui la Dc raccolse 10 seggi come i socialcomunisti.
Felice Tomeo, in quel periodo, era l'elemento di coesione interna e riuscì a mantenere l' immagine della Dc locale sostanzialmente pulita, in un momento non facile per quel partito, incalzato elettoralmente dai comunisti, sconfitto nel Referendum sul divorzio nel '74 e costretto a far dimettere il proprio presidente della Repubblica (Leone). Nel dibattito parlamentare sulla Lookeed, Moro disse: "Non ci faremo processare nelle piazze".
La Dc era un partito di massa ed anche a San Salvo aggregava molta gente. Memorabile il comizio di Felice nel '75, in cui provocò i comunisti sulla loro miscredenza religiosa: "Se andrete al potere, voi abolirete i sacramenti". Ovviamente non sarebbe stato così, ma il segretario interpretava il suo ruolo, che era di difesa del quadro politico esistente. Che sarebbe crollato a San Salvo dieci anni dopo e in Italia quattordici anni più tardi.
Lui non aspetto' che la Dc tramontasse, perché abbandonò prima il proscenio e ritrovò la sua dimensione amicale.
Si faceva lunghe passeggiate a Via Roma e raccontava a noi più giovani la fase politica che aveva gestito.
Per me nutriva un affetto sincero, ricambiato. Ho tante foto sue e della sua segreteria, che non si era solo limitato a donarmele: me le aveva spiegate una a una.
Se ho potuto ricostruire, in "Eventi politici", i primi anni settanta lo devo proprio a Felice Tomeo ed alle nostre lunghe chiacchierate, che ovviamente non dimenticherò mai.
Ods