Edoardo Oliva a San Salvo col suo "Caprò"
Giovedi 7 dicembre al Centro Culturale Aldo Moro di San Salvo é andato in scena "Caprò", di Vincenzo Mambella, diretto e interpretato da Edoardo Oliva -il nostro Edoardo Oliva, attore pescarese, che qui a San Salvo è stato nostro insegnante
di diritto all'Istituto Commerciale, ormai più di 25 anni fa.
"Caprò" si ispira liberamente ad un fatto di cronaca realmente accaduto, il naufragio della nave Utopia presso Gibilterra, nel 1891. Nella nave, diretta alle Americhe persero la vita più di 500 persone, tra cui 15 frainesi. Il monologo è il racconto di come un ostinato contadino abruzzese, legato in maniera indissolubile alla sua terra, arrivi infine alla dolorosa decisione di compiere il gesto contro natura di partire, lasciare la terra per l'acqua.
Il suo dolore si manifesta poco alla volta davanti a noi, Caprò lo rievoca parlando con i fantasmi, coi santi e con i suoi demoni: ci racconta dell'amore per suo fratello, che chiama Signurì, che sogna una vita migliore; incolpa sua madre per non averlo mai difeso dalla violenza del padre; ed infine confessa il rimorso che non lo abbandonerà, che gli ha fatto perdere tutto e lo ha dannato.
"Caprò" è una vera e propria tragedia, perché i protagonisti non hanno scelta: sin da quando sono nati sulla terra, la terra li ha dominati, con la sua durezza, con la sua promessa di pane e ricchezza. Glieli darà, ma vuole in cambio il loro sudore ed i loro giorni. E così questi giorni diventano prigionia, botte, maltrattamenti, umiliazione.
Proprio come nella Grecia tragica, prima della polis, prima dell'ordine e della legge che manda i bambini a scuola, regola il vivere civile, dà la giusta misura alla colpa, prima che diventi così grande nella mente da inchiodarci alla nostra impotenza.
Ma il piccolo gruppo sociale in cui Caprò vive non lo libera. I fantasmi sono tutti dentro, nella mente e nelle stanze. Parlando con questi fantasmi egli rivive la colpa di cui non si libererà mai perché nessuna legge degli uomini verrà a dirgli "Va bene, figlio, hai sbagliato, hai sofferto e pagato, ora sei libero. Vivi".
Come nella tragedia, la colpa è grande e viene da lontano, da una infanzia non vissuta, dalla scoperta del bisogno d'amore. Ma chiedere l'amore significa uscire dallo schema, dal destino segnato: non si può. E allora la colpa diventa talmente grande da non essere più riconciliabile con la quotidianità, il dialogo, la ricerca di perdono e di aiuto. Hai peccato, non si torna più indietro, e dal tuo peccato, come una valanga, la scoperta, la disperazione, la morte, la partenza e il naufragio.
Il talento di Edoardo è davvero grande e commovente. Ci accompagna nel sentire tutta la fatica, la frustrazione, il desiderio e il rimorso. Ma soprattutto il dolore per quel fratello perduto e la disperazione di sapere il proprio corpo perduto in mare, lontano dalla terra per sempre. "Mang sòtt".
Alla fine dello spettacolo, il "professore" ha ringraziato gli organizzatori, tra cui Natalia Di Virgilio e Felicia Zulli. Ha ricordato con affetto i suoi anni di insegnamento a San Salvoe noi, suoi vecchi alunni affezionati seduti in prima fila nella sala piena ed entusiasta, abbiamo ricordato con lui e poi tutti insieme abbiamo brindato e promesso di incontrarci ancora.
Silvia Di Virgilio