Vitale Cavalcante e il figlio Carmine, salvanesi, uccisi da un ordigno bellico
Gli abitanti di San Salvo, durante e dopo l’ultimo evento bellico, hanno pagato un pesante tributo di sangue. La popolazione per sopravvivere alla fame e agli stenti ha dovuto compiere sacrifici enormi. Una delle principali “attività” era la raccolta delle schegge. Vitale Cavalcante e il figlio Carmine di 16 anni
erano intenti a disinnescare un ordigno a lu recchiàhune di li monàche, territorio appartenente al comune di San Salvo. All’improvviso la bomba esplose. Una grandinata di schegge investì i corpi dei due uomini. Il boato richiamò l’attenzione di due contadini, che di fronte a quei due corpi dilaniati e ai rivoli di sangue che scorrevano sulla terra, rimasero inebetiti. Caricarono i cadaveri su carretto di Giuseppe Colombaro, che provvide a portarli al paese.
“Ricordo bene quel giorno di luglio - dichiarò Antonio Bracciale, qualche tempo prima di morire - quando vidi con i miei occhi, i due corpi adagiati su un carretto ed avvolti in una coperta marrone”. Era il mese di luglio del 1947.
La disgrazia, ancora una volta, ci fa riflettere, sui danni, che può provocare la guerra anche dopo finita…
Michele Molino